Tumore prostata: una parola che fa paura, una diagnosi che nessun medico vorrebbe dare e nessun paziente vorrebbe sentire. Purtroppo, però, bisogna fare i conti con la realtà. Il cancro prostatico è una malattia esclusivamente maschile e rappresenta uno dei tumori a incidenza maggiore tra quelli rilevati sui pazienti oncologi maschi. Come lo si può combattere? Innanzitutto con gli screening di prevenzione e le diagnosi precoci. Il che significa, molto spesso, non aspettare di essere chiamati a fare dei controlli ma prendere un appuntamento da un urologo/andrologo. Investendo, così, sulla propria salute e tranquillità.
Una patologia oncologica, un cancro. Quella parola che mai nessuno vorrebbe pronunciare. La prostata è una ghiandola che hanno esclusivamente gli uomini. Si trova di fronte al retto e, in condizioni di buona salute, ha più o meno le dimensioni di una noce. A partire dalla mezza età, a causa della minor elasticità e tonicità dei tessuti, può espandersi e diventare più grande. Provocando una maggior frequenza nel bisogno di urinare. Questo, tuttavia, può essere considerato fisiologico e non è necessariamente collegato a una patologia né tantomeno a un sospetto di cancro.
La prostata produce una parte del liquido seminale che viene espulso durante l’eiaculazione, insieme agli spermatozoi. Il liquido prostatico è generalmente molto fluido, trasparente, inodore. Rappresenta circa un quarto del totale dello sperma. Ha la funzione di lubrificare i condotti spermatici, aumentare la mobilità degli spermatozoi ed attenuare l’acidità di urine e secreti vaginali. Promuovendo, così, la vitalità spermatica e aumentando le possibilità di concepimento.
Come tutti i tumori, anche il cancro della prostata è provocato da una o più cellule anomale. Che iniziano a riprodursi all’interno di un organo, provocandone la progressiva distruzione. La gravità delle patologie oncologiche, tuttavia, non sta tanto nell’evoluzione locale del cancro quanto nella diffusione di eventuali metastasi. Che possono diffondersi all’interno dell’organismo e rendere inutili gli approcci terapeutici per combatterlo. La buona notizia è che questo processo non avviene quasi mai in modo rapido. Ci voglio diversi mesi prima che un tumore metastatizzi e diventi invasivo e incurabile. Per questo, ormai da anni, la Comunità Medico-Scientifica insiste nel promuovere la prevenzione, propedeutica alla diagnosi precoce.
Nei giorni scorsi, durante una conferenza stampa virtuale, Fondazione PRO, Onlus dedita alla salute maschile, ha denunciato il ritardo di troppe diagnosi di tumore prostata nel corso del 2020.
Purtroppo a causa della pandemia. L’enorme lavoro a carico delle strutture sanitarie, gli obblighi restrittivi sugli spostamenti e la chiusura di alcuni centri diagnostici ritenuti non di emergenza, hanno ritardato il normale svolgersi di attività di screening preventiva e controlli periodici. Questo significa che, probabilmente, molti casi di tumore della prostata non sono stati identificati e diagnosticati. A questo punto, per tutti gli uomini dai quarant’anni in su, il consiglio è quello di provvedere in autonomia a eseguire un controllo prostatico. Prenotando un appuntamento con un urologo di fiducia.
Come dicevamo poc’anzi, il cancro delle prostata è il tumore maggiormente riscontrato nei pazienti oncologici di sesso maschile. L’incidenza è, quindi, piuttosto alta in percentuale. Stando ai dati disponibili si parla di circa 35.000 nuovi casi all’anno. Nonostante sia così comune, il tumore prostata è però uno di quelli che ha maggiori possibilità di successo e guarigione. La mortalità, soprattutto se paragonata ad altri tipi di cancro, può essere considerata bassa. E’ però fondamentale, lo si ribadisce, intervenire per tempo.
Esistono diverse varianti del cancro prostatico.
Quasi sempre il tumore prostatico è primario. Vuol dire che la patologia origina da cellule contenute nella prostata stessa. Meno diffuso il cancro metastatico che origina da un altro tumore primario anche perché, in tal caso, il quadro clinico del paziente sarebbe molto complesso e già in terapia e/o osservazione per la patologia oncologica principale.
Una premessa è d’obbligo. La sintomatologia prostatica, nella gran parte dei casi, è ascrivibile a patologie benigne della ghiandola. Ad esempio fisiologica iperplasia, cioè ingrossamento, prostatiti o altre disfunzioni assolutamente reversibili e trattabili. Pertanto, non ci si deve allarmare in presenza di uno o più sintomi. Tuttavia, il controllo preventivo, soprattutto dopo i quarant’anni, andrebbe fatto periodicamente anche in situazione di completo benessere e asintomaticità.
Alcuni campanelli d’allarme che devono spingere a richiedere un consulto uro-andrologico, seppur con serenità e tranquillità, sono:
Il primo test da effettuare per escludere la presenza di un carcinoma alla prostata è, senza dubbio, la semplice esplorazione rettale con massaggio prostatico. Questo esame permette allo specialista di valutare posizione, forma, dimensioni e consistenza della ghiandola. Che, se rientrano nei range di normalità, al netto naturalmente delle fisiologiche modifiche date dall’età del paziente e dalla sua soggettività, possono escludere la presenza di patologie prostatiche. Si può abbinare all’esame tattile il test del PSA. Ossia la rilevazione, nel sangue del paziente, tramite un prelievo, dell’Antigene Prostatico Specifico. Se sussiste dubbio si passa a fare degli accertamenti più specifici. Ad esempio l’ecografia, la risonanza magnetica multiparametrica o la biopsia.
Il cancro della prostata, una volta diagnosticato, viene classificato per grado di rischio e di aggressività.
La classificazione avviene prendendo in considerazione tutti i parametri diagnostici. Dalla tipologia di cellula che ha originato il tumore al valore di PSA rilevato nel sangue all’esito degli eventuali test di imaging. Per grado basso si intende un tumore che difficilmente avrà un’evoluzione aggressiva e veloce. A volte, in questi casi, non si interviene ma si monitora strettamente il paziente con programmi di follow-up molto serrati. Nei casi intermedi e alti, invece, si sta parlando di un cancro che potrebbe evolvere e metastatizzare più rapidamente. Quindi si propende sempre per un intervento mirato in tempi brevi.
Grazie ai passi da gigante che Scienza, Medicina e Tecnologia hanno fatto negli ultimi decenni, ad oggi si hanno a disposizione diverse strategie per combattere, e vincere, il tumore prostatico. Naturalmente, l’approccio terapeutico è a discrezione dello specialista. Che, in base alla tipologia di cancro e al quadro generale del paziente, saprà scegliere quale trattamento prediligere.
Fortunatamente, ad oggi, moltissimi casi di cancro hanno prognosi positiva. Nel senso che, ai giorni nostri, è importante sottolineare il concetto che di cancro si può guarire. Nonostante resti una patologia insidiosa, dura, pericolosa e che può avere anche un decorso infausto. Si deve continuare a ripetere che le possibilità di successo aumentano sensibilmente quando il tumore viene scoperto e trattato ai suoi esordi.
Per quanto riguarda il cancro della prostata sono stati individuati fattori di rischio generici, che possono valere anche per altre patologie oncologiche:
Così come è sempre raccomandabile, ai fini della preservazione della buona salute in generale, cercare di seguire uno stile di vita sano. Che comprende il mantenimento del peso-forma, un’alimentazione varia e bilanciata, una vita attiva e l’eliminazione di abitudini nocive legate al consumo di sostanze nocive, alcol e fumo. Tuttavia, va detto che purtroppo nessuno può ritenersi immune ai tumori. E che esistono casi di pazienti oncologici anche in assenza di uno o più fattori di rischio.
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