Dott. Andrea Del Grasso

Andrologo urologo Prato Firenze
Specializzato nel trattamento della disfunzione erettile

Specializzato nel trattamento della disfunzione erettile


Temi di avere delle problematiche a carico del tuo apparato urinario o hai dei dubbi sulla tua funzionalità sessuale? Parlane con il Dottor Andrea del Grasso! Nel corso di un’unica visita, terrà conto di tutti gli aspetti della tua salute e del tuo benessere di uomo.


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Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi a Prato (Iscrizione Albo n.1200). Iscritto alla Società Italiana di Urologia, alla European Association of Urology e alla Societa’ Italiana di Andrologia.


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LE OPINIONI DEI PAZIENTI


Filippo Delfa
Filippo Delfa
22. Marzo, 2022.
È stata una esperienza positiva. Mi sono trovato bene, grazie
Fabio Di benedetto
Fabio Di benedetto
22. Marzo, 2022.
Davide Mimmo
Davide Mimmo
15. Marzo, 2022.
Simone Di Maio
Simone Di Maio
12. Marzo, 2022.
andrea poli
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10. Marzo, 2022.
roberto fabbri
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10. Marzo, 2022.
Rosaria Vignozzi
Rosaria Vignozzi
8. Marzo, 2022.
Francesco Maniscalchi
Francesco Maniscalchi
5. Marzo, 2022.
Mauro Gagliardi
Mauro Gagliardi
19. Febbraio, 2022.
Moreno Pedrini
Moreno Pedrini
8. Febbraio, 2022.

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Urologo Firenze
L’urologo è il medico che si occupa di diagnosticare e trattare malattie dell’apparato urinario umano (femminile e maschile) e dell’apparato genitale maschile. In particolare l’Urologo Firenze propone trattamenti per l’impotenza maschile e per problemi specifici del tratto urinario, quali ad esempio cistite, calcoli renali, ingrossamento della prostata. I problemi urologici maggiormente diagnosticati dall’Urologo Firenze, sono i seguenti: 
  • Ingrossamento della prostata - come spiegato dall’Urologo Prato, si tratta di una patologia che determina il restringimento dell'uretra e il blocco del flusso di urina, come spiegato dall’Urologo Prato;
  • Calcoli renali - causati da disidratazione, alimentazione scorretta o presenza massiccia di calcio nei reni;
  • Incontinenza - patologia che determina fuoriuscita incontrollata di urina, causata dal muscolo vescicale iperattivo, oppure dallo sfintere troppo debole;
  • Ipogonadismo - condizione in cui le ovaie (apparato genitale femminile) oppure i testicoli (apparato genitale maschile) non producono ormoni a sufficienza. Per quanto riguarda l’apparato genitale maschile, questa malattia può degenerare nella disfunzione erettile e nell’impotenza;
  • Impotenza - condizione in cui risulta impossibile raggiungere o mantenere l’erezione, anche in presenza di un forte desiderio sessuale. Per curare l’impotenza e per avere soluzioni su come contrastare la disfunzione erettile, si consiglia di affidarsi a un medico privato specializzato e competente nel settore come, ad esempio, un Urologo Pistoia;
  • Vescica iperattiva (OAB) - causata dallo spasmo della vescica nella fase di riempimento di urina.

Andrologo Firenze e le disfunzioni dell'apparato riproduttore maschile e urogenitale

L’andrologo è il medico che si occupa di diagnosticare e curare le malattie dell’apparato genitale maschile (impotenza, disfunzione erettile, tumore al testicolo ecc.). L’andrologia, ramo dell’urologia, rappresenta una branca medica che si occupa non solo della salute dell’apparato genitale e urinario maschile, ma anche di quello dell’apparato urinario femminile. Come spiegato dall’Andrologo Firenze, la figura medica in questione deve conoscere dettagliatamente:
  • fisiologia e anatomia degli organi deputati alla riproduzione – pene, testicoli, dotti deferenti, vescicole seminali, epididimi;
  • spettro delle malattie proprie dell’apparato genitale maschile, come nel caso dell’Andrologo Firenze;
  • anatomia e fisiologia dell’apparato urinario sia maschile che femminile;
  • trattamenti e terapie da adottare in caso di patologie dell’apparato genitale maschile;
  • comportamenti preventivi da consigliare al paziente.
Inoltre, come sottolineato dall’Andrologo Prato, al crescere della specificità delle competenze, corrisponde una diagnosi più precisa e accurata. Le fasi da seguire sono le seguenti:
  • raccolta dei sintomi;
  • richiesta storia clinica;
  • esame obiettivo, quindi fisico. 
In base all’esito dell’esame fisico, l’andrologo può richiedere alcuni esami:
  • Esami d'imaging - ecografia della prostata o risonanza magnetica delle strutture riproduttive maschili;
  • Esami da eseguire in laboratorio - spermiocoltura, spermiogramma o test  per la verifica di presenza o assenza di malattie sessualmente trasmissibili;
  • Esami bioptici - biopsia dei testicoli, della prostata e della superficie del pene.
In diversi casi, come sottolinea l’Andrologo Pistoia, l’esame obiettivo potrebbe anche richiedere l’esplorazione rettale digitale della prostata (ERD). Si tratta del metodo più rapido e diretto per valutare lo stato di salute della prostata  

Come curare la disfunzione erettile

La disfunzione erettile è definita come la difficoltà a raggiungere o conservare l’erezione del pene, e risulta comune tra gli uomini con età superiore ai 40 anni. Le cause possono essere diverse:
  • traumi al fusto del pene;
  • malattie di natura cardiovascolare;
  • malattie di tipo neurologico;
  • ipogonadismo – bassa produzione degli ormoni deputati alla riproduzione sessuale;
  • tratti anatomici del pene che presentano anomalie;
  • uso di determinati farmaci;
  • utilizzo massiccio di droghe e alcol. 
L’andrologo, per capire come curare la disfunzione erettile,  deve effettuare una diagnosi attenta. Infatti, conoscere la causa scatenante, significa trovare il trattamento migliore su come curare l’impotenza maschile. L’esame obiettivo e l’anamnesi rappresentano le analisi basilari da effettuare in presenza di disfunzione erettile.  Le due indagini diagnostiche permettono di:
  • verificare l’effettiva difficoltà d'erezione;
  • rintracciare le cause;
  • indirizzare i test verso una diagnosi più specifica. 
Sapere come curare la disfunzione erettile, è infatti possibile solo dopo il riconoscimento delle cause e a seguito d'indagini diagnostiche più precise. In particolare l’esame obiettivo prevede:
  • Verifica palpatoria di pene e testicoli – finalizzata a verificare l’assenza o presenza effettiva di sensibilità cutanea. 
Una volta individuate le cause, bisogna procedere con il trattamento. La cura della disfunzione erettile prevede solitamente l’assunzione di farmaci specifici, all’interno di una terapia in cui il paziente è assistito costantemente dall’andrologo. Per chi ha bisogno di sapere come curare l’impotenza, è importante sottolineare che la cura farmacologica deve tener conto delle specificità di ciascun paziente. Infatti l’effetto di farmaci contro la disfunzione erettile potrebbe risultare inefficace in alcuni soggetti. 

Farmaci per erezione quali sono e come agiscono

Il mediatore chimico basilare per l’erezione è l’ossido nitrico (NO), si tratta di una molecole in grado di scatenare una catena di reazioni chimiche che induce il rilassamento delle cellule muscolari lisce all’interno dei vasi penieni. Questo processo porta alla vaso-dilatazione, necessaria per l’afflusso sanguigno del pene. I farmaci per erezione, agiscono inibendo il seguente enzima: la 5-fosfodiesterasi, coinvolto nella catena di reazioni indotte. In particolare si tratta di farmaci appartenenti alla classe degli inibitori della fosfodiesterasi PDE5. Al loro interno contengono principi attivi che contrastano la disfunzione erettile. I farmaci per erezione più acquistati sono:
  • Viagra – principio attivo sildenafil;
  • Levitra – principio attivo vardenafil;
  • Cialis – principio attivo tadalafil. 
I farmaci per favorire l'erezione agiscono sulle arterie del pene, con conseguente aumento del turgore e delle dimensioni dell’organo. Si tratta quindi di vasodilatatori per erezione, che non coinvolgono la sfera del desiderio sessuale. L’azione svolta, è finalizzata a rendere più vigorosa l’erezione, aumentandone anche la durata. Il Cialis rientra tra i farmaci per erezione duratura migliori, mentre per quanto concerne la rapidità d’azione si consiglia di assumere lo Spedra. Si tratta di un nuovo farmaco da poco in commercio, che sfrutta il principio attivo denominato avanafil. Dopo l’assunzione (una compressa al giorno, lontana dai pasti), in presenza di eccitazione sessuale, consente di raggiungere lo stato di erezione in circa 15 min. Quando vengono assunti Viagra, Cialis, Levitra e Spedra, è necessaria la presenza di eccitazione sessuale per indurre l’effetto sui vasi penieni. Inoltre è importante sapere che i farmaci inibitori della 5 PDE, non devono essere assunti vicino ai pasti. Infatti possono presentare un’efficacia decisamente ridotta, se assunti insieme ai pasti o subito dopo. Soprattutto se si tratta di alimenti calorici con apporto lipidico alto, accompagnati da birra, vino o bevande alcoliche Tutti e quattro i farmaci inibitori della 5 PDE di cui sopra, presentano una forte efficacia. Anche se vi sono differenze consistenti nella durata di azione e nella rapidità dell’effetto. In particolare il principio attivo Avanafil (Spedra) offre un’azione rapida, che consente di assumere il farmaco solamente 30 minuti prima del rapporto sessuale. Il principio attivo Tadalafil (Cialis) invece, non presenta un’azione immediata, ma l’effetto farmacologico ha una durata prolungata nel tempo, tanto da poter essere incluso in una terapia continuativa. Risulta fondamentale per la salute del paziente, assumere i farmaci per erezione all’interno di una terapia o sotto la supervisione del proprio andrologo. In quanto presentano controindicazioni e possono avere effetti diversificati in base al soggetto e alle abitudini di vita. In particolare Viagra, Levitra e Cialis non devono mai essere assunti insieme ai nitrati, contenuti in diversi farmaci antidolorifici associati a problemi di cuore. Entrambi i farmaci agendo come vasodilatatori, combinati tra loro, possono creare seri problemi alla pressione arteriosa provocando uno shock.  

Come combattere l'eiaculazione precoce

L’eiaculazione precoce, rappresenta una delle disfunzioni sessuali maschili maggiormente riscontrabili. Definirla in termini tecnico-medici, risulta molto difficile in quanto si tratta di un fenomeno altamente soggettivo. Le reazioni agli stimoli sessuali possono essere quindi diversificate, e l’eiaculazione precoce determinata da fattori di diversa natura.  A ogni modo, è possibile riuscire a dare una definizione generale, che riesca a dar conto di questo fenomeno tanto sviluppato:
  • Condizione in cui un soggetto di sesso maschile, non riuscendo a gestire il riflesso eiaculatorio, raggiunge l'orgasmo in breve tempo. 
Per avere chiaro come combattere l'eiaculazione precoce è importante individuare correttamente le cause. Spesso sono fattori di natura psicologica a giocare un ruolo determinante nel fenomeno dell’eiaculazione precoce, come ad esempio:
  • ansia da prestazione;
  • accumulo di stress;
  • percezioni pre-orgasmiche. 
Per quanto riguarda invece le cause fisiche, rientrano in questa classe:
  • uso smisurato di alcol e droghe;
  • frenulo piccolo;
  • sensibilità del glande;
  • vescicoliti;
  • uretriti;
  • prostatiti. 
I rimedi per eiaculazione precoce, possono essere di vario tipo, in base alla diagnosi e al riconoscimento delle cause coinvolte. Un dibattito medico ancora aperto su come combattere l’eiaculazione precoce, vede da una parte i sostenitori della cura farmacologica, dall’altra chi sottolinea la natura psicologica del problema e propone quindi rimedi naturali. Si tratta di un problema difficile da diagnosticare, che a seguito di una diagnosi altamente soggettiva, propone alternative differenti tra loro. Nel caso in cui però la causa fosse esclusivamente fisica (frenulo corto, anomalie nell’anatomia del pene ecc.), il trattamento potrà essere solo di natura chirurgica. La circoncisione infatti ne è un valido esempio. Nel momento in cui si decide invece, in accordo con lo specialista, di optare per una cura farmacologica, i farmaci maggiormente prescritti sono gli antidepressivi. La loro azione coinvolge i neurotrasmettitori, in particolare si focalizza sull’ormone della serotonina. Ne rallenta la produzione, producendo un ritardo nell’eiaculazione, e consentendo quindi di godere di una maggiore durata del rapporto sessuale.

Come curare la fimosi

La fimosi è il restringimento del prepuzio, che rende impossibile lo svelamento del glande durante la fase di erezione. Sono in molti a chiedersi come curare la fimosi, in quanto si tratta di una patologia che può essere sia congenita che acquisita. Attraverso l’esame obiettivo è possibile ottenere una diagnosi accurata e precisa. In caso di fimosi i sintomi più frequenti sono i seguenti:
  • dolore al pene;
  • dolore a livello del prepuzio, soprattutto durante il tentativo di scopertura del glande. 
Solo una buona diagnosi consente di capire come curare la fimosi. Spesso è necessario intervenire chirurgicamente, ma è ancora aperto in campo medico il dibattito su quale sia il trattamento migliore da adottare.  A ogni modo, la maggior parte dei professionisti del settore, ritiene efficace:
  • aspettare che la fimosi si risolva naturalmente con la crescita, soprattutto se si presenta in età adolescenziale;
  • applicare creme specifiche contenenti cortisone;
  • intervento chirurgico tra circoncisione, prepuzioplastica e frenuloplastica.
Come sottolineato da esperti nel settore, con la fimosi si possono avere figli, nel caso in cui però non ci sia una compromissione tale da impedire una corretta eiaculazione. Tre sono i gradi di fimosi che possono infatti verificarsi:
  • Fimosi lieve – bassa gravità della patologia, in cui il glande può essere scoperto ma percependo comunque dolore e/o fastidio. Il restringimento è presente a livello del corpo del pene e l’azione di scopertura del glande non risulta agevole. 
  • Fimosi moderata – grado di fimosi che consente un'esposizione parziale del glande. Una corretta igiene intima richiede impegno e tempo;
  • Fimosi grave – risulta impossibile esporre il meato e di conseguenza praticare una corretta igiene intima, provocando una maggiore esposizione a infezioni delle vie urinarie. 

È normale avere il pene curvo?

Avere il pene curvo, spesso non rappresenta un disagio dal punto di vista estetico o funzionale. Non compromette infatti l’attività sessuale e la curvatura è di natura fisiologica. Esistono però alcuni casi in cui non è normale avere il pene curvo. Infatti se la curvatura è evidente, può creare gravi problemi per lo svolgimento dell’attività sessuale. La penetrazione risulta impossibile, in quanto la partner prova eccessivo dolore. Inoltre il pene curvo congenito e non (curvatura post-traumatica), è esposto maggiormente a traumi. Questa anomalia viene corretta generalmente per via chirurgica. Le cause diagnosticabili possono essere di due tipologie:
  • acquisite;
  • congenite.
Nel primo caso, la curvatura del bene è causata da una patologia. Solitamente è la malattia di Peyronie che attaccando la tonaca albuginea attraverso placche fibrotiche, compromette la flessibilità del pene. In particolare, durante l’erezione, l’organo sessuale maschile non riesce ad allungarsi correttamente, motivo per cui risulta si presenta deviato. La deviazione si sviluppa sul lato interessato dalle placche fibrotiche. Per quanto concerne invece le cause congenite, il pene curvo è determinato da:
  • Sviluppo non lineare delle strutture che compongono il pene  (torsioni e asimmetria dei corpi cavernosi).
Spesso la deviazione congenita del pene, viene diagnosticata in fase di pubertà, in cui i tessuti del pene sono interessati da una rapida crescita. La chirurgia, offre la soluzione migliore su come raddrizzare pene curvo, intervenendo direttamente sul tessuto. Per raddrizzare il pene infatti, viene asportata una losanga di albuginea dal lato più lungo, ottenendo di conseguenza una medesima lunghezza dei due lati

Come si cura la malattia di Peyronie

La malattia di Peyronie è una delle principali cause (acquisite) della deviazione del pene. Il sintomo più evidente della malattia di Peyronie, è la comparsa di placche (tessuto cicatriziale piatto) al di sotto della pelle del pene. Le placche oltre a produrre una curvatura dell’organo, provocano difficoltà nella scopertura del glande durante l’erezione. Nel 70% dei casi, le placche si formano sulla parte superiore del pene, rendendo la tunica albuginea meno flessibile. La sintomatologia comprende:
  • pene piegato o curvo;
  • grumi sotto la pelle del pene;
  • erezioni molto dolorose;
  • difficoltà nell’attività sessuale a causa della curvatura del pene. 
Per capire come si cura la malattia di Peyronie, è essenziale che il medico sia in grado di effettuare un esame fisico dettagliato. Per controllare la curvatura del pene, può essere iniettato un farmaco che rende turgido l’organo. Inducendo l’irrigidimento, il medico può esaminare al meglio ogni dettaglio. L’ecografia dinamica è uno strumento diagnostico ottimale, il quale consente di verificare:
  • la presenza di placche;
  • l’accumulo di calcio;
  • l’afflusso di sangue. 
Il trattamento migliore, che riesce a dar conto di come si cura la malattia di Peyronie, è di natura chirurgica. Si sconsiglia però d'intervenire quando la curvatura del pene è minima e le placche poco dolorose. Infatti in questi casi, la malattia di la Peyronie scompare naturalmente senza essere curata. Esistono tre vie differenti per curare la malattia di Peyronie chirurgicamente:
  • rendere più corto il lato del pene opposto a quello compromesso dalle placche;
  • allungare il lato del pene che risulta deviato;
  • posizionare un dispositivo protesico all’interno delle strutture del pene, nel caso in cui il paziente presenta anche disfunzione erettile.
La malattia di Peyronie, nei casi di media gravità, può anche essere curata tramite trattamenti meno invasivi, ovvero:
  • assunzione di Vitamina E e/o para-aminobenzoato;
  • Iniezioni finalizzate alla riduzione del tessuto cicatriziale;
  • trattamento a ultrasuoni. 
Inoltre una deviazione del pene, che non compromette la funzione sessuale dell’organo, non richiede alcun trattamento. Per quanto concerne l’assunzione di vitamina E, deve avvenire per via orale, al fine di accelerare i tempi di guarigione delle placche. Il para-aminobenzoato anche ha la medesima azione, ma in alcuni pazienti può indurre a sviluppare problemi digestivi o dolori di stomaco I trattamenti con ultrasuoni invece, vengono impiegati per stimolare il flusso sanguigno

Iperplasia prostatica benigna cura e rimedi dall’urologo

L'iperplasia prostatica benigna provoca l’ingrossamento della prostata, compromettendone di conseguenza il normale funzionamento. Si tratta di una condizione comune che si verifica negli uomini di età superiore ai 50 anni. L’ingrossamento della prostata genera una pressione della ghiandola contro l'uretra, determinando gravi difficoltà durante la minzione. Per quanto riguarda l’iperplasia prostatica benigna cura, i trattamenti possono essere di due tipi:
  • cura farmacologica;
  • intervento chirurgico. 
I farmaci per iperplasia prostatica benigna comunemente utilizzati sono: alfa-bloccanti o inibitori della 5-alfa reduttasi. I primi agiscono rilassando i muscoli della vescica e della prostata. Il flusso di urina risulta più fluido e viene meno il rischio di ostruzione della vescica. Gli inibitori della 5-alfa reduttasi invece, intervengono bloccando l'ormone maschile deputato alla stimolazione della prostata. Questi farmaci per l’iperplasia prostatica benigna sono prescritti in presenza di gravi casi.  La terapia iperplasia prostatica benigna, che prevede invece l’intervento chirurgico, segue diverse procedure:
  • Chirurgia transuretrale - intervento chirurgico privo d'incisioni esterne, tramite l’inserimento di un resettoscopio all’interno dell’uretra;
  • Ablazione transuretrale con ago – all’interno della prostata vengono inseriti degli aghi che emettono onde radio a bassa frequenza. Il calore che viene generato distrugge il tessuto superfluo della ghiandola prostatica;
  • Vaporizzazione transuretrale della prostata – sfruttando un elettrode la corrente trasmessa al tessuto prostatico, ne provoca la vaporizzazione;
  • Chirurgia aperta – metodo in cui viene praticata un'incisione nell'addome inferiore, al fine di rimuovere l'interno della prostata.
 

Come curare la prostatite

La prostatite è  l’infiammazione della ghiandola prostatica, a seguito dell’ingrossamento della stessa. È molto comune in soggetti di sesso maschile che hanno superato i 50 anni di età. Questa tipologia d'infiammazione impedisce la corretta minzione, provocando dolore, bruciore e un flusso ridotto di urina. Anche l’attività sessuale viene compromessa, soprattutto quando l’infiammazione ha raggiunto uno stadio elevato.  Le cause della prostatite che emergono dall’esame fisico, possono essere le seguenti:
  • ereditarietà;
  • eccesso di stress;
  • sforzo fisico eccessivo. 
In base al livello di gravità dell’infiammazione il medico specialista è in grado di capire come curare la prostatite. Nei casi più lievi i trattamenti per dar conto di come si cura la prostatite, prevedono:
  • una cura farmacologica - assunzione di farmaci anti-infiammatori.;
  • una corretta dieta alimentare – alcuni principi nutritivi presentano una forte azione diuretica che aiuta la ghiandola prostatica a riprendere la sua regolare funzione;
  • stimolare frequentemente la fuoriuscita di sperma  per indurre il drenaggio della prostata e la distensione muscolare;
  • assumere integratori alimentari per la prostatite.
Le prostatiti possono essere sia batteriche che abatteriche. Nel primo caso si tratta di un’infiammazione acuta o cronica della ghiandola prostatica, generata dalla presenza di agenti patogeni urinari tipici (es: Escherichia coli e Chlamydia). Nel secondo caso si tratta invece di manifestazioni infiammatorie e non. La causa scatenante rimane quasi del tutto sconosciuta, ma è probabile riconoscere che le prostatiti abatteriche siano dovute a un funzionamento anomalo dello sfintere urinario I sintomi della prostatite batterica sono:
  • febbre;
  • brividi;
  • mialgia;
  • spossatezza;
  • malessere generalizzato. 
La prostata si presenta molto dolente, gonfia e dura in più punti. A seguito della prostatite batterica può sopraggiungere la sindrome settica generalizzata. Questa patologia viene diagnosticata in presenza di sintomi quali tachicardia, tachipnea e ipotensione. Inoltre la prostatite cronica, può produrre dolore durante l’eiaculazione. Da un punto di vista della sintomatologia la prostatite infiammatoria e quella non infiammatoria, sono molto simili tra loro. Mentre la prostatite infiammatoria asintomatica, non genera sintomi ed è di conseguenza difficile da diagnosticare. Esami diagnostici di controllo sono consigliati una volta superata la soglia dei 50 anni di età, al fine di prevenire l’insorgenza di prostatite batterica o abatterica. Capire come curare la prostatite, è possibile solo a seguito di un esame obiettivo che riesce a individuare le cause coinvolte e il grado d'infiammazione della ghiandola prostatica.  L’intervento chirurgico è il trattamento migliore nei casi in cui l’infiammazione e l’ingrossamento della prostata è tale da compromettere considerevolmente la minzione. Risulta la scelta ottimale optare per l’enucleazione prostatica, che offre una valida soluzione su come curare la prostatite acuta. L’enucleazione prostatica è un intervento chirurgico, che si basa sull’asportazione di una porzione della prostata ingrossata. È una tecnica endoscopica, che si basa su un dispositivo che presenta una luce, una telecamera e una fibra laser. Dopo l’apertura dell’uretra, il dispositivo viene inserito all’interno e orientato gradualmente verso la prostata. Sfruttando la telecamera, il chirurgo può guidare precisamente lo strumento, fino al punto desiderato. Una volta raggiunto, viene attivata una fibra laser ad Holmio per sezionare la porzione di prostata. Infine grazie al morcellatore, il chirurgo conclude l’intervento con l’asportazione del tessuto prostatico sezionato  

Come guarire dal tumore alla prostata

Il tumore alla prostata è il tumore più comune nella popolazione maschile. In particolare in Italia vengono diagnosticati circa 40.000 casi ogni anno. Il 40% di soggetti di sesso maschile con età superiore ai 50 anni è colpito dal tumore. Con il progredire dell’età aumenta il rischio di sviluppare cellule cancerogene che attaccano la ghiandola prostatica Il tumore alla prostata, soprattutto nella fase iniziale, è asintomatico. Questo vuol dire che non presenta sintomi che possano rappresentare un valido campanello d’allarme. La presenza di massa tumorale a livello della prostata è individuabile grazie all’esame obiettivo. Negli ultimi anni le diagnosi sono diventate più precise e precoci, al fine di prevenire l’insorgenza di un tumore tanto sviluppato. L’urologo infatti propone un test di controllo antigene prostatico specifico. Il quale associato alle analisi del sangue, permette di riconoscere i soggetti a rischio.  Sottoporsi a una diagnosi preventiva, è essenziale per capire in caso in cui i risultati fossero positivi, come guarire dal tumore alla prostata in modo rapido e poco invasivo. Se il tumore viene preso infatti a uno stadio poco avanzato le probabilità di curarlo in poco tempo e con un margine alto di successo, risultano alte. I sintomi tumore alla prostata a uno stadio avanzato sono:
  • difficoltà a urinare;
  • eccessivo stimolo di minzione;
  • flusso debole dell’urina e non costante;
  • sensazione costante di non aver svuotato completamente la vescica;
  • disfunzione erettile;
  • eiaculazione dolorosa;
  • fastidio e dolore percepiti a livello della zona pelvica;
  • perdita della fame;
  • sangue visibile all’interno dell’urina;
  • sperma all’interno delle urine;
  • bruciore e dolore durante la fuoriuscita di urina;
  • spossatezza generalizzata in tutto il corpo;
  • dolore a livello dei fianchi, bacino e schiena. 
Per trovare il trattamento migliore su come guarire dal tumore alla prostata, è necessario sottoporsi a esami mirati. Lo screening per l’esplorazione rettale e della ghiandola prostatica, è lo strumento diagnostico maggiormente utilizzato a fini preventivi. Grazie all’esplorazione rettale, è possibile individuare la presenza o assenza di noduli di consistenza lapidea, l’indurimento delle vescicole seminali e la fissità laterale della ghiandola. Si tratta di tutti fattori che sono indice di tumore alla prostata È importante però sottolineare che dopo aver diagnosticato il tumore, bisogna procedere  con un esame istologico, ovvero con agobiopsia transrettale o transperineale ecoguidata. Nella biopsia transrettale, viene effettuato il prelievo di campioni del tessuto prostatico tramite l’utilizzo di un ago speciale, realizzato per passare attraverso il retto. Invece nella biopsia transperineale il prelievo di campione da esaminare, avviene nella zona compresa tra la base scrotale, quindi il perineo, e l’ano. Scegliere la biopsia transrettale o transperineale dipende quasi esclusivamente dall’area in cui si sospetta la presenza di massa tumorale. Una volta ottenuti i campioni, questi vengono analizzati in laboratorio grazie all’impiego di microscopi specifici. La durata del test oscilla tra i 20 e i 30 minuti, se i risultati confermano la presenza di massa tumorale, bisogna sottoporsi, a un trattamento di radioterapia. In questi casi il tumore maggiormente diagnosticato è quello alla prostata. La radioterapia rappresenta una delle alternative terapeutiche migliori per combattere il tumore alla prostata e/o ai testicoli, a seguito dell’asportazione della massa di cellule tumorali.  In particolare il trattamento radioterapico può prevedere:
  • irradiazione di raggi X a partire da una macchina denominata acceleratore lineare;
  • posizionamento di sorgenti radioattive nelle parti interne della ghiandola prostatica.
 

Visita andrologica: cos’è, a cosa serve e come si svolge

La Visita andrologica è un controllo che si basa principalmente su un esame obiettivo, finalizzato a verificare lo stato di salute dell’organo sessuale maschile. L’andrologo si occupa di diagnosticare e trattare patologie quali:
  • disfunzione erettile;
  • impotenza;
  • eiaculazione precoce;
  • prostatiti;
  • tumori alla prostata;
  • malattia di Peyronie;
  • malformazioni;
  • infertilità maschile;
  • infezioni genitali maschili;
  • ipertrofia prostatica;
  • fimosi del prepuzio;
  • pene piccolo;
  • tumore ai testicoli;
  • pene curvo. 
Sottoporsi regolarmente ad una Visita andrologica significa prevenire l’insorgere di malattie e problematiche, che vanno a compromettere seriamente le funzionalità dell’organo sessuale maschile. La prima visita andrologica viene solitamente consigliata per soggetti di età compresa tra i 18 e i 20. I controlli dovrebbero intensificarsi a partire dai 50 anni di età, momento in cui aumentano le probabilità di contrarre malattie. Eseguire un esame obiettivo e un ecografia rettale aiuta a prevenire al meglio l’insorgere di una massa tumorale (tumore alla prostata o ai testicoli). In base alla gravità e allo stadio di sviluppo del cancro, i trattamenti possono prevedere una cura farmacologica e/o la radioterapia. In caso di prostatiti si ricorre ad un intervento chirurgico, quando la prostata è tanto ingrossata da impedire quasi completamente la fuoriuscita di urina. 
  • Ma come si svolge una visita andrologica? 
La visita andrologo prevede solitamente le seguenti fasi:
  • anamnesi – raccolta di informazioni sulla storia clinica del paziente, sulla sintomatologia e sullo stile di vita, che comprende uso di droghe, alcol, fumo, abitudini alimentari, vita sessuale e lavorativa;
  • palpazione o/e osservazione di testicoli e pene, per appurarne l’effettiva forma e le dimensioni;
  • esplorazione rettale – esame finalizzato a verificare lo stato di salute della prostata e la presenza o meno di malattie venose anali, come ad esempio le emorroidi;
  • ecografie alla prostata e rettali – in caso di sospetto di prostatiti e tumore alla prostata, in soggetti solitamente di età superiore ai 50 anni.
La disfunzione erettile, l’infertilità, il tumore alla prostata rappresentano le patologie più comuni che l’andrologo si trova a trattare. È importante consultare il medico, al momento dell’esordio di due o più sintomi ripetuti nel tempo, quali:
  • dolore durante il rapporto sessuale;
  • bruciore e/o dolore durante la fuoriuscita di urina;
  • fuoriuscita difficoltosa dell’urina, accompagnata ad un senso di mancato svuotamento;
  • difficoltà nell’espellere sperma;
  • impossibilità di scoperchiamento del glande (frenulo corto);
  • mancata gestione dell’erezione con conseguente eiaculazione precoce;
  • difficoltà a raggiungere l’erezione e/o a mantenerla.
 Nel caso della disfunzione erettile, si tratta spesso di un sintomo che nasconde patologie sottostanti non ancora diagnosticate, come ad esempio:
  • diabete mellito;
  • malattie cardiache;
  • ipertensione. 
Per quanto riguarda il trattamento, questo varia a seconda della gravità delle patologie diagnostica e in base alle preferenze di ciascun paziente. I trattamenti per la disfunzione erettile ad esempio, grazie allo sviluppo di strumentazioni innovative, forniscono un ampio spettro di scelta. In particolare l’andrologo può decidere di intervenire tramite:
  • trattamenti orali;
  • iniezioni intracavernose;
  • meccanismi del vuoto;
  • protesi peniene idrauliche.
Nei casi meno gravi, la disfunzione erettile come accade per l’eiaculazione precoce, può essere curata grazie ad un supporto di uno psicologo o terapeuta. Trattamento che non viene contemplato invece nel caso di malformazioni congenite o acquisite del pene e/o dei testicoli. La malattia di La Peyronie può essere causa di una curvatura del pene, che compromette il corretto funzionamento del tratto urinario e la fuoriuscita dello sperma. Inoltre durante l’atto sessuale, la partner potrebbe provare un dolore eccessivo, tale da rinunciare al rapporto.  La deviazione o curvatura del pene, congenita o acquisita, viene risolta grazie ad un intervento chirurgico finalizzato ad allungare o accorciare uno dei lati del pene. Inoltre in questi casi vengono anche consigliati esercizi manuali finalizzati alla stimolazione del pene, per correggere parzialmente la curvatura. Questi esercizi inoltre possono aiutare tutti quei pazienti che soffrono di disfunzione erettile, in quanto incrementano l'afflusso sanguigno al pene, aiutando di conseguenza a raggiungere con facilità l’erezione Per prevenire l’insorgere di malattie, problematiche o disturbi dell’apparato genitale maschile, si consiglia di sottoporsi regolarmente a visite andrologiche  

Visita urologica uomo: a cosa serve e come si svolge

La visita urologica uomo viene eseguita da un medico specialista, esperto nel trattamento di malattie dell’apparato urinario. Si tratta di un controllo indolore e non invasivo, a cui sarebbe bene sottoporsi soprattutto superata una determinata soglia di età (50 anni).  Durante la visita urologica si scopre lo stato in cui vertono tutti i componenti dell’apparato urinario, ovvero:
  • reni;
  • ureteri;
  • vescica;
  • uretra. 
Grazie a questo esame fisico l’urologo è in grado di diagnosticare diverse patologie che possono colpire i suddetti organi. Come ad esempio le prostatiti, il tumore alla prostata, cistiti, infezioni del tratto urinario. La prima visita urologica uomo può essere fatta a qualsiasi età, ma dai 50 anni in poi dovrebbe rappresentare la norma. I controlli diventano fondamentali per prevenire prostatiti e il tumore alla prostata.  È fondamentale rivolgersi inoltre all’urologo, in presenza dei seguenti sintomi:
  • bruciore durante la minzione e dolore;
  • difficoltà nell’espellere urina;
  • perdite non controllate di urina;
  • difficoltà nell’erezione.
Come si svolge una visita urologica uomo? La visita urologica segue, come tutte le visite mediche, diverse fasi. La prima si basa sull’anamnesi: il medico interroga il paziente sulla sua storia clinica, sui sintomi percepiti, sulle abitudini di vita inclusa l’alimentazione. Infatti assumere massicce quantità di alcol e fumo, o droghe, rappresenta un fattore di rischio per l’insorgere di alcune patologie. L’anamnesi rappresenta una fase preliminare molto importante per inquadrare al meglio i sintomi del paziente ed effettuare una diagnosi più accurata La seconda fase della visita urologica si basa sull’esame obiettivo. Il medico si mette all’opera per valutare l’effettivo stato in cui gli organi vertono. A seconda del sesso del paziente, l’esame fisico viene effettuato nel seguente modo:
  • nell’uomo - valutazione che prende in esame il basso ventre e i genitali esterni. Può essere effettuata anche un’esplorazione digito-rettale proprio per valutare lo stato della prostata e il corretto funzionamento dell’apparato urinario;
  • nella donna - visita similare a quella ginecologica, dove si verifica lo stato del sistema urinario grazie a un’ecografia transvaginale, addominale o della vescica. 
In base ai risultati ottenuti tramite l’esame obiettivo, il medico decide se il paziente deve essere sottoposto a esami più dettagliati, come:
  • esame delle urine;
  • uroflussimetria;
  • ecografie più specifiche.
L’età uomo per visita urologica si aggira intorno ai 45-50 anni, in quanto con il progredire dell’età il soggetto va incontro a una probabilità alta di sviluppare diverse patologie del tratto urinario. Queste, oltre a provocare dolore e difficoltà nella minzione, possono compromettere considerevolmente l’attività sessuale del paziente. Mentre si ricorre alla visita urologica in età infantile, quando il bambino presenta sintomi che coinvolgono il tratto urinario. L’urologo anche in questo caso, si preoccupa di effettuare attentamente un esame obiettivo, attraverso la palpazione e l’ispezione del basso addome e dei genitali. Per una diagnosi più approfondita, vengono richiesti esami quali:
  • ecografia;
  • tac;
  • risonanza magnetica;
  • esami del sangue e delle urine. 
La visita urologica pediatrica quindi è richiesta solitamente in caso d'infezioni batteriche e di sintomi quali:
  • perdita incontrollata di urina durante la notte;
  • difficoltà a trattenere l’urina;
  • bruciore e dolore durante la minzione. 
In ogni caso la visita urologica non richiede alcuna preparazione da parte del paziente, anche se è consigliato non urinare prima dell’esame obiettivo. Avere infatti la vescica piena, è condizione necessaria per poter effettuare l’ecografia. 

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