Che cos’è l’induratio penis plastica e come si cura? Conosciuta anche come malattia di La Peyronie – dal nome del medico che la scoprì nel 1743 – si tratta di una patologia degenerativa del pene. Essa colpisce soprattutto il tessuto connettivo che costituisce l’albuginea dei corpi cavernosi e presenta lesioni fibrotiche che portano alla deformazione dell’organo genitale maschile. In che modo? Una volta attaccata, la membrana che riveste le strutture spugnose- le stesse che riempiendosi di sangue consentono l’erezione – viene indotta alla formazione di una zona fibrosa cicatriziale. Quest’area diviene così molto meno elastica rispetto al tessuto albugineo sano e, durante l’erezione, causa una trazione sul corpo cavernoso con un conseguente incurvamento dell’asta verso la direzione della placca. Ecco perché quando si parla di induratio penis plastica si fa sempre riferimento alle importanti ripercussioni che essa ha sulla vita sessuale di chi ha questo problema.
Il periodo di evoluzione di tale patologia è di circa 12-18 mesi. È possibile che il dolore che si avverte inizialmente e che è legato alla situazione infiammatoria, durante l’arco di tempo indicato, possa comunque sparire o attutirsi, ma rimane comunque la placca che causa l’incurvamento del pene e che dà origine a problematiche psicologiche ed estetiche. Si possono riscontrare – secondo medici ed esperti – due fasi della malattia. La prima, infiammatoria, è caratterizzata da erezioni dolorose e da formazioni di noduli fibrosi. La seconda, fibrotica, è caratterizzata invece da placche consistenti, dure, fibrotico-calcifiche che provocano deformità.
Vi sono vari tipi di incurvamento causati dall’induratio penis plastica. Quelli dorsali – ovvero verso l’addome – e laterali sono più comuni. Può succedere, però, che si verifichi anche una deviazione ventrale ovvero verso il basso.
A differire da caso a caso è inoltre il grado di curvatura. Esso è un dato estremamente variabile anche secondo i più recenti studi clinici su tale patologia. Alcuni pazienti possono infatti presentare un grado di incurvamento tale da impedire loro i rapporti, in altri la placca può interferire con la normale funzionalità del tessuto erettile mentre in altri può addirittura determinare un deficit erettile e un accorciamento del pene. Ciò comporta problematiche psicologiche evidenti in quanto il paziente non riesce più a vedersi come prima, non riesce cioè a confrontare la sua immagine classica con quella legata alla realtà attuale dei fatti.
A presentare tale tipologia sono il 3-9% degli uomini adulti su scala mondiale. Secondo un importante studio italiano condotto presso i medici di base ad esserne affetti sono il 7% degli uomini tra i 50 e 70 anni. Spesso però viene riscontrata anche in età più giovane.
Nonostante le ricerche condotte sul campo per comprendere l’incidenza di tale patologia siano state eseguite con il massimo della serietà, il dato della diffusione potrebbe non essere veritiero. Il motivo? Gli uomini tendono a sottovalutare i sintomi della patologia oltre ad affrontarli con reticenza e soprattutto con grande vergogna. Sono pochi quelli che si recano dal proprio medico di base di fiducia per farsi prescrivere una visita specialistica o quelli che si recano direttamente da un urologo e andrologo per comprendere cosa stia succedendo e quali cure ci siano per contrastare il problema insorto. Eppure la risoluzione spontanea è rara e avviene solo nel 3-13% dei casi, mentre la maggior parte dei pazienti va incontro o ad una progressione di malattia o a una sua stabilizzazione.
Tra i fattori di rischio dell’induratio penis plastica vi sono:
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Ribadendo l’importanza di vincere ogni vergogna e di recarsi dal proprio specialista di fiducia – perché solo quest’ultimo può compiere una diagnosi attenta e precisa – è bene sottolineare come per le possibili cure del disturbo sia necessario un team di medici esperti che possano offrire tutto il supporto necessario al paziente. Oltre ad un andrologo esperto occorre, nella maggior parte dei casi, anche uno psicologo e un sessuologo per aiutare il paziente a riprendere la sua quotidianità.
Tra le possibili cure vi sono – soprattutto nella prima fase della malattia, ovvero quella infiammatoria – diverse possibilità. Lo specialista può infatti optare per:
Altre possibili cure? Vi sono trattamenti conservativi non farmacologici con trazioni e strumenti meccanici o che possono comprendere onde d’urto extracorporee oppure vi sono trattamenti chirurgici. Tra di essi vi sono interventi di:
In generale si parla sempre più spesso di tre tipi di interventi ovvero:
Tutto dipende dalle condizioni presentate dal paziente e dal grado di avanzamento della malattia. Spetta allo specialista decidere come procedere in accordo con ciascun paziente dopo aver evidenziato tutti i rischi in cui si può incappare durante l’intervento chirurgico, ma anche i vari benefici che ne possono derivare.
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