Esistono differenti tipologie di interventi alla prostata che si distinguono sulla base di:
Al centro di ogni ottimale scelta terapeutica vi è però la corretta comunicazione instaurata tra Urologo e paziente.
Prima di ogni intervento l’urologo riterrà opportuna una flussometria.
Detta anche Uroflussometria questa consiste in un esame che valuta la potenza e la durata del getto urinario e fa parte di quei test di screening che andrebbero fatti a cadenza regolare.
Rientra infatti nell’ambito di una buona prevenzione contro le patologie tipicamente maschili.
La flussometria non permette però di individuare con esattezza il tumore prostatico: l’unico esame in grado di identificarlo con certezza, è la biopsia prostatica.
In caso si riscontri la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico, si esegue la prostatectomia radicale.
Questa:
Al contrario, la terapia chirurgica dell’Iperplasia Prostatica Benign non comporta l’asportazione totale della ghiandola, ma solo la rimozione dell’adenoma.
Quest’ultimo coincide con la parte centrale della prostata che è cresciuta.
L’intervento più utilizzato è la resezione prostatica transuretrale (TURP).
Si tratta di un intervento endoscopico grazie al quale il tessuto prostatico cresciuto viene esportato attraverso l’uretra.
La maggior parte dei pazienti riscontra come conseguenza dell’intervento l’eiaculazione retrograda.
Quest’ultima consiste nel passaggio del liquido seminale nella vescica durante l’eiaculazione che quindi non viene espulso con l’orgasmo.
Tra le complicanze più frequenti vi è l’emorragia e i fastidi minzionali postoperatori.
Differentemente la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria rappresentano conseguenze di gran lunga più rare.
Alcuni interventi dipendono dal volume della prostata, infatti:
Questa consiste nell’asportazione dell’adenoma prostatico con chirurgia tradizionale.
L’Ipertrofia Prostatica Benigna, o Adenoma Prostatico, consiste in un ingrossamento benigno, e quindi non canceroso, della ghiandola prostatica.
In questo caso la crescita del numero di cellule prostatiche va a comprimere i tessuti intorno ma senza infiltrarsi al loro interno.
Progressiva è la diffusioni di particolari tecniche che utilizzano i laser per l’asportazione dell’adenoma prostatico.
Tra i laser distinguiamo:
Esso consiste nel distaccare l’adenoma prostatico e in un secondo momento sminuzzato e asportato.
Tale laser possiede una energia luminosa poco invasiva che penetra in maniera superficiale ed è capace di tagliare la parte interessata di tessuto con il minimo trauma.
Questa tecnica permette di:
Consente un “mix” di taglio e coagulazione riducendo al minimo le perdite ematiche.
Si tratta di una tecnica innovativa durante il quale non si praticano incisioni chirurgiche.
Il medico inserisce la sonda laser per via trans-uretrale (attraverso il pene) mediante uno strumento chiamato “resettoscopio”.
Il laser asporta la parte di prostata aumentata e la riduce poi in piccoli frammenti.
Questi vengono infine aspirati dal resettoscopio.
Quest’ultimo prende il nome di “green light” e ha un costo variabile tra i 6000 e i 9000 euro che dipende dai giorni di degenza.
L’energia prodotta dal fascio laser viene applicata a livello del tessuto prostatico per mezzo di endoscopi standard dotati di fibre flessibili.
Tale laser consente di raggiungere:
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