Le domande che il paziente pone all’urologo sul tumore della prostata sono tipicamente sulla diagnosi precoce, il PSA, l’evoluzione di questo carcinoma, le cure disponibili e la sopravvivenza dei pazienti affetti da questa patologia. Facciamo po’ di chiarezza.
Nel 2020 in Italia si sono registrati 36.074 nuovi casi di tumore alla prostata (dati forniti dal Registro Italiano Tumori).
Il tumore della prostata rappresenta il 18,5% di tutti i tumori maschili ed è il tumore più frequente nell’uomo in Italia nel 2020.
L’incidenza aumenta con l’età. Questo tumore è raro prima dei 40 anni mentre diventa sempre più frequente con il passare degli anni fino a diventare molto frequente dopo gli 80 anni.
Un dato importante è che, nonostante l’alta frequenza, la sopravvivenza dei pazienti affetti da questa neoplasia è alta: il 91% dei pazienti a cui è stato diagnosticato questo tumore è vivo a distanza di 5 anni dalla diagnosi.
L’età è il fattore che maggiormente predispone il carcinoma prostatico. Alcuni studi hanno analizzato la prostata di persone oltre 85-90 anni e hanno individuato quasi nella totalità alcune cellule di tumore della prostata.
Altro elemento importante è la familiarità: avere parenti consanguinei (padre, fratelli) con tumore della prostata fa raddoppiare la probabilità di insorgenza della neoplasia rispetto a chi non ha parenti ravvicinati affetti. Alle persone che hanno una familiarità per il carcinoma prostatico si consiglia di iniziare i controlli urologici dall’età di 40 anni.
Altri fattori predisponenti che sono in studio e che si sono dimostrati essere fattori predisponenti sono la dieta ricca di grassi e proteine, la sedentarietà e l’obesità.
Nelle fasi iniziali il tumore di prostata è asintomatico e non causa dolori o altri disturbi che possono far allarmare il paziente. Solamente con la crescita del tumore possono presentarsi disturbi ad urinare, dolori all’addome o ematuria (sangue nelle urine). Nelle fasi avanzate il carcinoma prostatico può comprimere ostruendo gli ureteri causando idronefrosi e insufficienza renale. Inoltre il tumore può causare dolori ossei per la presenza di metastasi.
Oggi in Italia (e nel mondo occidentale) frequentemente è l’aumento del PSA che fa sospettare la presenza del tumore della prostata ed è questo il motivo per cui i pazienti iniziano una serie di accertamenti che possono concludersi con questa diagnosi. La visita urologica, con l’esplorazione rettale, può far rilevare noduli prostatici che frequentemente sono associati al tumore della prostata. La RMN prostatica multiparamentrica può individuare zone sospette per questo tumore ma è la biopsia prostatica con l’analisi al microscopio dei campioni che conferma la diagnosi del carcinoma e la definisce il tipo istologico di tumore della prostata presente.
Esami come la TC addome e torace con MDC, la PET e la scintigrafia ossea servono invece per escludere eventuale interessamento della malattia a livello dei linfonodi o la presenza di metastasi.
Il dosaggio del PSA, che si effettua con un semplice prelievo di sangue, svolge un ruolo importante nella diagnosi precoce del tumore della prostata. Il PSA non è però un marker tumorale in quanto può aumentare anche in altre patologie della prostata. Il rilievo di alti valori del PSA possono essere in relazione all’aumento del volume della prostata e al grado di infiammazione della ghiandola. Un aumento del valore del PSA deve comunque essere indagato con una visita specialistica urologica. Si consiglia di iniziare i controlli del PSA dopo i 40-45 anni anche se in Italia non esistono dei veri protocolli di screening di massa.
Il passare degli anni e la presenza di nuovi esami strumentali non hanno ancora diminuito l’importanza dell’esplorazione rettale nella diagnosi del tumore della prostata. La caratteristica anatomica della prostata di essere vicino al retto e la maggiore frequenza del tumore della prostata di insorgere nella porzione periferica della ghiandola permettono la diagnosi, o il dubbio diagnostico di tumore con l’esplorazione rettale.
La visita rettale, se pur fastidiosa, non è dolorosa e consente informazioni importanti sulla presenza di noduli prostatici, sulla loro estensione e sulla presenza di infiammazioni della ghiandola oltre a una stima del volume prostatico. Gli esami strumentali come La RMN multiparametrica prostatica o l’ecografia non sostituiscono l’esplorazione rettale che deve essere sempre eseguita dal medico nel dubbio di carcinoma prostatico o nelle visite preventive.
Questo esame, che consiste in una Risonanza Magnetica con Mezzo di Contrasto della ghiandola prostatica, fornisce molti elementi per individuare aree che sono sospette per il tumore. Le apparecchiature di nuova generazione non necessitano dell’introduzione di una bobina transrettale che rendeva molto fastidioso l’esame. La RMN Mutiparametrica prostatica classifica le zone dubbie con una classificazione PIRADS associando una numero in base al minore o maggiore sospetto di patologia (più è alto il PIRADS più è sospetto per carcinoma). I reperti ottenuti con la RMN multiparametrica possono essere di aiuto nell’eseguire biopsie prostatiche mirate nelle zone dubbie con una metodica bioptica Fusion.
L’analisi istologica dei prelievi eseguiti con la biopsia oltre a confermare l’eventuale diagnosi fornisce un elemento prognostico importante per distinguere quei tumori che sono a bassa malignità da quelli con maggiore tendenza a dare infiltrazione e metastasi.
La classificazione istopatologica del carcinoma prostatico si basa sul grado di Gleason in cui viene rilevata la diversità delle cellule tumorali rispetto alle cellule normali della prostata. Il Gleason score permette infatti di classificare il tumore in gradi che sono in relazione al potenziale di malignità. Le informazioni del Gleason Score, del PSA, degli esami strumentali (TC ecc.) sono utili per individuare lo stadio clinico e consigliare la terapia migliore per quel paziente.
Ogni paziente e ogni situazione deve essere valutata adeguatamente per impostare il giusto trattamento. L’età del paziente, lo stadio clinico e il grado di malignità del tumore devono essere ben considerate oltre ovviamente la presenza di comorbilità (diabete, cardiopatie, altre neoplasie in atto ecc).
Le possibili cure possono essere:
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